L’esito referendario che spinge gli USA verso la fine del proibizionismo della cannabis
In concomitanza con le ultime elezioni presidenziali negli States, in alcuni stati i cittadini sono stati chiamati a decidere su vari referendum, tra cui alcuni per la legalizzazione della cannabis. Gli Stati in questione sono: Arizona, Missisipi, Montana, New Jersey, Oregon, South Dakota, Washington DC. I quesiti referendari variavano su molti aspetti, dall’uso terapeutico delle cannabis fino al libero consumo. Anche dei funghetti. Pare essere evidente, quindi, la spinta sempre maggiore verso la fine del proibizionismo voluta dagli americani.
Un passo avanti
Attualmente dunque gli Stati dove l’uso ricreativo della cannabis è legale salgono a 11 più Washington DC. I dati sull’affluenza e le percentuali, a favore o contrari, non lasciano dubbi su una larga maggioranza a favore della legalizzazione.
Ecco i dati aggiornati ad oggi:
- Arizona legalizzazione marijuana – SI 60% NO 40% (95% voti scrutinati)
- Mississipi legalizzazione marijuana terapeutica – SI 78,2% NO 28,8% (99% voti scrutinati)
- Montana legalizzazione marijuana – SI 57% NO 43% (97% voti scrutinati)
- New Jersey legalizzazione marijuana – SI 65,9% NO 34,1% (76% voti scrutinati)
- Oregon legalizzazione psilocibina – SI 55,7% NO 44,3% (96,8% voti scrutinati)
- South Dakota legalizzazione marijuana – SI 54,2% NO 45,8% (98% voti scrutinati)
- South Dakota legalizzazione marijuana terapeutica – SI 69,9% NO 30,1% (98% voti scrutinati)
Fonte Washington Post.
Risultati che non lasciano dubbi
Anche negli Stati tradizionalmente repubblicani, cioè dove hanno votato Trump, come ad esempio Montana e Mississippi, ha vinto la legalizzazione. Dunque questo risultato porterebbe a pensare che ormai anche l’ideologia legata ad una certa visione della nostra società, come quella conservatrice repubblicana, sia andata oltre il bieco ed inutile proibizionismo. Inoltre voglio ricordare come gli USA in generale alcuni decenni fa, abbiano iniziato questa DRUG WAR che in fin dei conti fino ad oggi ha avuto scarsi risultati; l’unico risultato certo è stato quello di criminalizzare il piccolo consumatore, mentre i narcos se la ridevano.
La situazione in Italia
Purtroppo non tutto quello che succede negli states ha ricadute nel nostro Paese, in effetti ricordo che anche dopo l’elezione a presidente di Obama si respirava aria di legalizzazione in tutto il mondo, anche in Italia. Purtroppo non fu così, abbiamo dovuto aspettare il 2016 per avere un piccolo passo verso la fine del proibizionismo. Passo che facemmo grazie all’intergruppo parlamentare per la legalizzazione, ma purtroppo quando il progetto di legge passò al voto della camera e del senato venne fortemente indebolito, lasciando la legalizzazione solo della cannabis light. Tra l’altro la situazione è rimasta molto in bilico, ancora non si è capito se i prodotti a basso contenuto di thc siano legali o meno. Molta confusione, zero risposte chiare. Ma qualcosa fu fatto. Poi nelle ultime settimane il ministro Speranza sembra voler vanificare tutto, inserendo il CBD tra le sostanza illegali, decreto che fortunatamente è stato poi ritirato. Insomma nel nostro Paese la situazione è questa: non si sa. Grazie anche alle posizioni sul tema della destra nostrana, che definire becere e retrograde è come fargli un complimento.
In conclusione il proibizionismo ancora non è battuto, specialmente qui in Italia, ma fare dei passi in avanti è l’unico modo per porre fine a questa inutile, dannosa e anacronistica era del proibizionismo.