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Storia di un record olimpico improbabile

Storia di un record olimpico improbabile

Come tutti sappiamo quest’anno si sarebbero dovuti svolgere i giochi olimpici Tokyo 2020. Ma data la pandemia globale il comitato olimpico ha deciso di posticipare (a mio avviso giustamente) le competizioni all’anno venturo.

Quindi oggi voglio scrivere di uno dei record olimpici più improbabili di sempre. Il detentore di questo particolare primato è un atleta giapponese di inizio secolo, tale Shizo Kanakuri nato nel 1891 a Tamana in Giappone appunto.

Kanakuri era un maratoneta di buon livello e la storia di cui scrivo ha luogo a Stoccolma in Svezia, alle Olimpiadi del 1912.

Nella foto Shizo Kanakuri ai giochi olimpici.

La rappresentativa nipponica a quell’edizione era composta da Kanakuri e un altro atleta. In Giappone riponevano molte speranze su Shinzo. Va detto che la sua partecipazione ai giochi fu resa possibile solo dopo che la allora Scuola Normale Superiore di Tokyo, dove Kanakuri studiava, lo finanziò tramite una colletta. Alla quale prese parte anche il preside Kanō Jigorō, passato alla storia come il fondatore del Judo.

Gran parte del denaro fu utilizzato per pagare il viaggio, immaginate all’epoca non esistevano i voli commerciali tra Giappone e Svezia, quindi già recarsi nel paese scandinavo fu un’avventura per il giovane atleta, considerando che partì il 16 maggio e arrivò il 2 giugno a Stoccolma.

Una maratona non convenzionale.

Al suo arrivo dopo aver attraversato la Siberia, trovò un clima non certo usuale per quelle latitudini. Si parla di 32 gradi, un caldo anomalo per il Paese scandinavo.

La gara di maratona quindi si svolse in queste condizioni estreme e addirittura un maratoneta portoghese perse la vita per disidratazione durante la gara, ma nonostante tutto Shizo aveva molte possibilità di finire almeno sul podio.

Consideriamo anche che all’epoca i regolamenti erano molto diversi da oggi. Per esempio non esistevano i punti di ristoro per i concorrenti e i rilevamenti sul tempo dei corridori in real-time, ma solo in alcuni punti del percorso.

Così pare che quel 14 Luglio Kanakuri al 30esimo chilometro, anche se in buona posizione, assetato e stremato dal caldo, si fermò davanti a una casa.

Che si trovava sul percorso della maratona e accettò da bere dal padrone che era in giardino e seguiva la gara, pare presso Solluna. Stanco e affaticato su invito dello stesso padrone di casa si mise a sedere su di una poltrona convinto di riposarsi solo qualche minuto. E invece…

Invece si addormentò per diverse ore e al suo risveglio la gara era già terminata da tempo. E qui viene il bello, perché lo Shizo non si presentò mai all’arrivo e non diede sue notizie. Pare per evitare brutte figure a lui, ma sopratutto al Paese che rappresentava. Così che dopo una settimana di ricerche la polizia di Stoccolma lo dichiarò come persona scomparsa.

E così rimase per ben 50 anni, persona scomparsa in Svezia. Poi nel 1962 un giornale Svedese invió un giornalista nel Paese del Sol Levante per indagare sulla storia di Kanakuri. Ebbene il giornalista lo scovò nella sua città natale.

Su cosa avesse fatto dopo quel giorno a Stoccolma ci sono varie versioni, addirittura uno scrittore italiano, Franco Faggiani, ci ha scritto su un libro immaginando una storia di espiazione e coscienza.

La rinvicita

Di sicuro sappiamo che nel 1967 nel 55esimo anniversario delle olimpiadi del 1912, Shizo fú invitato a Stoccolma per portare a termine la sua infinita maratona. E così fece, ripartendo dalla stessa casa a Solluna Shizo Kanakuri portò a termine la sua gara dopo 55 anni, stabilendo il non invidiabile tempo di 54 anni 8 mesi 6 giorni 5 ore 32 minuti 20 secondi e 3 decimi. Record al contrario, che difficilmente qualcuno potrà anche solo eguagliare.

Shizo Kanakuri che porta a termine la sua lunghissima maratona.

Qui potete trovare la fonte su Wikipedia con maggiori dettagli. Ho voluto raccontarvi questa storia di altri tempi, di un simpatico e dimenticato eroe olimpico ed il suo strano, improbabile record nel segno del motto del barone Pierre de Coubertin: “L’importante non è vincere, ma partecipare.” (anche se pare che la citazione originale non fosse del de Coubertin, ma la prese dal vescovo Ethelbert Talbot, il quale la pronunciò durante le olimpiadi del 1908, fonte qui).

Capone

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