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Sempre la solita storia

Sempre la solita storia

Che si tratti di Coronavirus, di ponti che crollano, di soffitti che vengono giù nelle scuole o di treni che deragliano, la storia è sempre la stessa: prima aspettiamo che avvenga la tragedia e poi si interviene per tamponare, male, l’emergenza.

E’ quello che è successo in particolare con la scuola, rimasta dal punto di vista tecnologico, della formazione e della capacità di reagire ai cambiamenti, al secolo scorso. Tutto ciò che non è stato fatto negli ultimi anni (tranquilli la responsabilità non è solo del duo Conte/Azzolina) ci è piombato addosso come un asteroide durante il lock-down dovuto al Covid-19. Stiamo parlando di tanti fattori:

  • l’infrastruttura tecnologica: benissimo se ci limitiamo ai registri online, ma quella è l’azione di valutazione da parte dei docenti e di controllo da parte dei genitori, ci siamo resi conto che invece eravamo scoperti su tutta la parte di didattica a distanza;
  • formazione dei docenti: qui si apre un abisso su quello che è un grande buco nero della pubblica amministrazione, cioè la formazione e l’attitudine a stare al passo con le tecnologie attuali, quantomeno quelle basilari. Ma limitiamoci al corpo docenti. Abbiamo purtroppo potuto constatare che solo una parte degli insegnanti, una piccola parte, era già pronta ad insegnare a distanza. Colpa loro? Colpa degli istituti? Colpa del Ministero dell’istruzione? Non è importante trovare un colpevole, era importante farsi trovare pronti e non lo eravamo;
  • digital divide: se entriamo nelle case degli italiani il dato che ne esce è che una famiglia su tre non possiede un PC o quantomeno un tablet (provate a fare le video-lezioni con uno smartphone, meglio lasciar perdere); se poi prendiamo quelle famiglie con due, tre o più figli in età scolare e che si trovano a dover fare le video-lezioni contemporaneamente, ma per classi e anni diversi, è l’apocalisse, bisogna decidere a turno quale figlio non prenderà parte alla lezione che dovrà recuperare successivamente;
  • infrastruttura informatica, in particolare la fibra ottica: qui va fatta una considerazione, cioè che oltre a milioni di bambini e ragazzi che devono seguire le lezioni in modalità sincrona o asincrona (cioè in diretta con l’insegnante o in differita con un video caricato su youtube) ci sono anche milioni di lavoratori e professionisti che nello stesso momento lavorano in smart-working. Spesso ci siamo trovati con delle connessioni ADSL che non riescono a reggere la richiesta di banda, soprattutto per chi vive fuori città o in luoghi un po’ più isolati (e qui ci sarebbe anche da fare un ragionamento su quanto sarà essenziale il 5G quando tutti potremo beneficiarne).
Ovviamente questi sono solo alcuni aspetti che hanno penalizzato pesantemente gli studenti che non hanno solo il dovere di frequentare le lezioni ma anche il diritto ad un’istruzione di qualità, che sappia catapultarli verso le nuove sfide che li attenderanno una volta terminati gli studi. Ma ormai siamo abituati, ce ne rendiamo conto solo quando è troppo tardi.
P.S. Grazie a quegli insegnanti che nonostante la difficoltà del momento danno il massimo perché amano il proprio ruolo e per senso di responsabilità.
kito

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