Io non sono contrario all’INPS come istituzione, non posso dire lo stesso delle prestazioni che gestisce (pensioni, sussidi di disoccupazione o redditi di qualsiasi cosa possa essere usata per la campagna elettorale, ecc.). Ma voglio concentrarmi sulla gestione dell’istituto nazionale di previdenza sociale, cioè come viene gestito e come vengono scelte le persone che lo devono guidare.
Dovete sapere che prima del 2011 l’INPS aveva un vero e proprio Consiglio di Amministrazione. Poi arrivò il dottor Mario Monti e decise che era uno spreco di denaro pubblico e che l’istituto previdenziale più grosso d’Europa, con un bilancio inferiore solo a quello dello Stato, doveva essere guidato da un solo uomo con in mano tutti i poteri [e tutti i dati degli italiani]. Se ne sono susseguiti diversi, alcuni finiti nelle mani della magistratura come Mr poltrone Mastrapasqua ed altri obbligati alle dimissioni perché incompatibili con l’incarico.
Fin quando arriviamo all’ultimo presidente in carica: Pasquale Tridico. Scelto dai 5s, che da sempre urlano a squarciagola che nelle società pubbliche dello Stato ci devono andare persone scelte su base meritocratica, oneste, con una certa morale, che non siano di parte e che non rispondano a nessun capo politico. E infatti i pentastellati ci hanno dimostrato in questi anni quanto ogni minima parola detta o scritta alla fine non valeva nulla. Dopo lo scandalo dei deputati che hanno richiesto il bonus per e partite IVA è iniziata la solita caccia alle streghe. Subito da Di Maio a Salvini partono le dichiarazioni che è una cosa gravissima, che devono uscire i nomi (nulla di strano, stiamo parlando di gente che per un minimo di visibilità e una manciata di voti in più si amputerebbe una gamba in diretta facebook). Travaglio parte con la raccolta firme online sul sito del fatto quotidiano: 20.000 firme raccolte in 10 minuti. E fu così che il buon Tridico si inchina a chi ce lo ha messo in quell’incarico e cominciano ad uscire dichiarazioni che se necessario farà uscire i nomi.
Addio Stato di diritto. Addio diritto alla privacy. Addio terzietà di un’istituzione come l’INPS che ha nel proprio database i dati più importanti e sensibili di tutti i cittadini italiani. Ma si sa come va a finire: se il popolo vuole il sangue allora diamogli il sangue. E se poi lo vuole Travaglio… beh allora apriamogli le porte dei nostri database.
Ovviamente questo ragionamento nulla ha a che fare con quanto fatto dai deputati e consiglieri furboni che, senza un minimo di vergogna, hanno richiesto il bonus da 600 euro destinato alle partite IVA che si sono trovate in difficoltà dopo la crisi generata dal lockdown. Il loro comportamento è stato pessimo, anche se non hanno commesso alcun illecito richiedendo il bonus perché la legge, fatta come sempre a caxxo di cane, glielo permetteva (ma questa è già storia vecchia, sono stati bravi a spostare l’attenzione del popolino verso la ghigliottina mediatica per i poveri malcapitati).
Solo che a me questo discorso non torna. Se l’INPS si piega alla politica, se il presidente dell’INPS si piega al governo di turno, a noi che di vedere rotolare la testa di re Luigi XVI e Maria Antonietta non ce ne importa nulla, ci sta bene? Perché è stata violata la privacy di queste persone senza che ci fosse una frode da parte loro o la richiesta della magistratura? Perché una società pubblica, pagata anche con i miei e con i vostri contributi, deve rispondere ad una specifica parte politica invece di essere sopra le parti? Perché il presidente della Repubblica non ha mosso ciglio sulla violazione di un diritto sacrosanto? Se Tridico fa gli interessi del 5s, cioè di coloro che gli hanno affidato questo incarico, è corretto? Oppure non lo è per niente e dovrebbe dimettersi da quel ruolo? All’altro socio del governo, il Partito Democratico, solitamente più garantista e cauto contro la sete di sangue dei grillini, pare tutto normale stavolta?
Si parla tanto si etica, ma i primi a violarla sono proprio coloro che per un minimo di visibilità in più sono i primi ad abbattere qualsiasi muro di quello che dovrebbe essere uno Stato di diritto.
E ripeto, noi non siamo assolutamente d’accordo con quanto fatto, siamo i primi ad essere incaxxati. Ma lo saremmo stati ancora di più se qualcuno avesse violato i nostri dati e la nostra sacrosanta privacy. Soprattutto se il motivo è mosso da qualche titolone scandalistico di giornale.