La storia della vicenda giudiziaria che ha coinvolto Walter de Benedetto e il suo amico Marco B.
L’inizio di questa storia risale all’ottobre 2019, la notizia ebbe risalto nazionale, ed erano coinvolti e tutt’ora lo sono Walter e il suo amico. In questo post tratto principalmente la conclusione della vicenda come esempio di quando la giustizia non funziona, lo faccio in base alle mie opinioni personali, ci tengo a precisarlo. Inoltre è solo un caso, non intendo dire in alcun modo che la giustizia in Italia non funzioni sempre.
Partiamo dall’inizio
Andiamo per gradi, presentando i protagonisti di questa vicenda giudiziaria, in modo da contestualizzare il tutto. Walter De Benedetto soffre di una grave malattia degenerativa, incurabile la quale secondo i medici avrebbe dovuto porre fine alla sua vita già da molto tempo. Eppure Walter lotta tutti i giorni contro questa terribile realtà, aiutato nella terapia dalla marijuana. Si perché lo voglio puntualizzare una volta per tutte: la marijuana non fa male, è una droga più o meno come lo sono il tabacco e l’alcol. Anzi, ha delle qualità terapeutiche naturali ormai universalmente riconosciute. Questo è un fatto, non un’opinione. Se pensate il contrario o non siete d’accordo, potete pure interrompere la lettura qui.
L’altro protagonista è Marco B, amico di Walter, che si era offerto di aiutarlo, dato che lui ha difficoltà sempre maggiori nel muoversi autonomamente, annaffiando le sue piante di cannabis. Si perché la quantità che gli passa lo Stato è irrisoria, pochi grammi e non in maniera continuativa. Mentre invece i dolori sì, sono continui. Dunque Walter nella sua abitazione di Ripa di Olmo, Arezzo, aveva creato una serra con diverse piante di cannabis. Proprio per potersi produrre da solo il suo fabbisogno.
I fatti
Il 3 ottobre 2019 i Carabinieri fecero irruzione nella serra, a seguito di una soffiata, trovando appunto Marco B. che annaffiava le piante, dato che Walter non può farlo perché costretto a letto. Dunque sequestro della piante ed arresto per l’amico, accusato di spaccio, anche se da subito Walter aveva dichiarato che le piante erano sue.
La mia opinione non richiesta
Da qui in poi una serie di storture giudiziarie, a partire dalla posizione di Walter, in un primo momento non arrestato e nemmeno accusato. Solo in seguito si è deciso di procedere anche nei suoi confronti. Il buon senso vorrebbe che data la davvero particolare situazione dei due, almeno non venissero trattati come spacciatori. Invece niente. Il procedimento a carico di Marco B. si è concluso il 12 dicembre scorso, dove addirittura il giudice è andato oltre la richiesta di condanna ad un anno del PM Bernardo Albergotti, infliggendo un anno e due mesi. Non mi esprimo oltre, aspetterò le motivazioni della sentenza, ma già da ora mi sento di affermare che questo è un caso dove la giustizia non ha funzionato, vero è che è la legge ad essere sbagliata. Ma la decisione di trattare Marco B. come uno spacciatore, quando cercava di aiutare un amico in gravi condizioni di salute, è un’interpretazione del giudice che a mio modesto parere è del tutto errata.
Il silenzio assordante del sindaco
In tutto ciò permettetemi di sottolineare l’assordante silenzio del sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli. Anche solo per il fatto che quando vuole, ovvero per le sue vicende giudiziarie, non perde occasione per attaccare la magistratura anche in sedi poco opportune. Come quando ha chiamato ad Arezzo il capitano Salvini, che sbraitava contro la magistratura accuse senza senso dal palco affianco al Ghinelli. Ma nel caso di Walter e Marco, semplici cittadini che non hanno agganci in politica non ha mai nemmeno fatto una dichiarazione. Forse va considerato il fatto che le posizioni della sua area politica su questo tema, dalla Lega a Fratelli d’Italia, sono di repressione, proibizionismo becero, retrogrado, oramai talmente infondato e quasi al limite del ridicolo. Ma questa è la classe politica che vogliamo, che abbiamo votato. Io no, si intende. Ma la maggioranza sì.
Qui il link alla pagina Facebook della comunità che si è creata spontaneamente per appoggiare i due amici.