La verità che ignoravo su Indro Montanelli
La verità che ignoravo su Indro Montanelli
Ammetto la mia ignoranza: conoscevo il nome di Indro Montanelli, conoscevo il giornalista Indro Montanelli. Quello che non sapevo era quanto fosse ripugnante come essere umano e come cittadino italiano.
Grazie al Black Lives Matter ho scoperto che Indro Montanelli rappresenta tutto ciò che non vorrei mai iconizzare (passatemi il termine) attraverso una statua. Ciò che rappresenta una statua è molto importante; e non stiamo parlando di una statua antica che vale la pena di essere conservata per la sua magnificenza o importanza artistica, stiamo parlando di una statua in ricordo di un personaggio che non dovrebbe essere assolutamente un esempio per nessuno.
Ora che ho dato la stoccata iniziale andiamo avanti! Tenete a mente tre date: 1936, 1954 e 1998.
Diamo il via al classico “Lo sapevate che?“
Sapevate che il Monta all’età di 26 anni si sposò con un’eritrea?
Ma non vi sto per raccontare una fiaba da Mille e una notte. L’eritrea non era una donna, neanche una ragazza, bensì una bambina di appena 12 anni. Indro la comprò dalla sua famiglia perché nelle colonie andava di moda il madamato, così anche lui poteva ritrovarsi i panni puliti come gli altri ufficiali. Ma quel matrimonio non consisteva solo nell’avere una schiava africana che gli facesse le faccende domestiche. La bambina era infibulata e il ripugnante essere umano di cui sto parlando la violentava, anche con forza, facendosi aiutare dalla madre, per sfondare l’infibulazione. Diceva che era la sua “scimmietta” e che faceva “fatica a superare il suo odore”. Questi fatti vennero raccontati proprio dallo stesso, quindi non stiamo inventando la storia o mistificando la realtà dei fatti.
Dopo essere tornato in patria la bambina venne ceduta prima ad un altro ufficiale, il generale Alessandro Pirzio Biroli, che la introdusse nel suo harem, e poi venne ceduta in sposa ad un altro militare eritreo che era stato sotto gli ordini di Montanelli.
Quindi prima comprata, poi schiavizzata, poi violentata, poi ceduta come un oggetto di cui ti sei stancato, infatti lo stesso diceva che era in leasing.
Fin qui tutto ok? Siete ancora convinti che un uomo così debba essere un esempio per gli altri cittadini tanto da meritare una statua?
Sapevate che il Monta voleva creare un’organizzazione “terroristica e segreta” pagata dagli USA contro il popolo italiano?
Qui arriviamo alla seconda e terza data, quelle di cui in molti preferiscono non parlare. Siamo nel 1954 e il caro Indro ha della corrispondenza con Clare Boothe Luce, all’epoca ambasciatrice americana. In queste lettere, pubblicate da il Manifesto e La Repubblica nel 1998, veniva chiesto agli Stati Uniti d’America di aiutarlo ad organizzare uno squadrone di “centomila bastonatori” in grado di sovvertire lo Stato nel caso in cui il PCI vincesse le elezioni.
Quindi un vero e proprio golpe contro la democrazia, contro il voto a maggioranza e legittimo del popolo italiano, contro le basi della Costituzione Italiana.
L’ambasciatrice americana, personaggio mondano e mediocre, era d’accordo e voleva che gli USA si facessero sentire contro il governo italiano (dal governo De Gasperi al governo Scelba) per mettere fuori legge il Partito Comunista Italiano.
Se il piano non fosse andato a segno allora, sempre con l’aiuto degli USA, sarebbero ripartiti dalla Sicilia grazie ad un accordo con la mafia.
Quindi passiamo all’ultima domanda.
Per voi, un personaggio del genere, merita una statua? Merita di essere un esempio per le nuove generazioni?
Se sì, allora vi prego di smetterla con l’ipocrisia sul femminicidio, sulla parità dei diritti, sulla democrazia, sul popolo sovrano, ma anche sul sovranismo stesso.
Personalmente, a parte gli affetti personali, sono fedele e tengo a due cose: la Costituzione Italiana e i diritti. Diritti intesi come diritti umani, diritti civili, libertà di parola e di pensiero, libertà di voto, diritto alla privacy. E Montanelli ha violentato, anche nel vero senso della parola, tutto ciò.
Una critica al gesto contro la statua. Ci sono molti modi per far sentire la propria voce, per far valere le proprie opinioni, per cambiare qualcosa che si ritiene sbagliato. L’atto di vandalizzare un bene pubblico (sì, mi dispiace ma è pur sempre un bene pubblico) non serve a raggiungere l’obiettivo. Ci sono strumenti democratici come i referendum comunali, le leggi di iniziativa popolare, le petizioni, che sono molto più utili se invece di limitarsi a scatenare l’opinione pubblica si vuole veramente ottenere un risultato.
Fonti: Wikipedia e la rivista Internazionale.