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Grazie a Juno conosciamo la profondità della Grande Macchia Rossa di Giove

Grazie a Juno conosciamo la profondità della Grande Macchia Rossa di Giove

La sonda Juno della NASA piano piano sta rivelando di cosa sia formata la massiccia struttura dell’iconica Grande Macchia Rossa di Giove, una gigantesca tempesta che ha imperversato sul gigante gassoso per secoli. Passando sopra la tempesta circolare un paio di volte, Juno ha aiutato gli scienziati a confermare che la macchia non esiste solo sulla superficie superiore, ma si estende per centinaia di kilometri nel pianeta stesso.

Sappiamo da tempo quanto sia grande la Grande Macchia Rossa. Il diametro della tempesta è di circa 16.000 km, il che significa che il nostro pianeta Terra potrebbe adattarsi completamente all’interno della tempesta selvaggia. Ma gli scienziati non hanno mai capito appieno quanto fosse profonda la Grande Macchia Rossa. Era solo un evento a livello di superficie o continua in profondità?

La missione Juno

Ora, grazie a due strumenti scientifici presenti su Juno, i ricercatori hanno trovato una gamma di valori piuttosto ampia. Hanno ipotizzato una profondità della tempesta tra 300 e 500 chilometri, secondo una ricerca pubblicata su Science. Può sembrare piccolo rispetto alla larghezza della Grande Macchia Rossa, ma la profondità rende questo evento meteorologico ancora più formidabile. Se mettessimo questa tempesta sulla Terra, si estenderebbe fino alla Stazione Spaziale Internazionale.

Cosa sapevamo della Grande Macchia Rossa

Fino a questo decennio, il nostro modo migliore di studiare qualsiasi cosa su Giove era guardarlo da lontano. Gli scienziati utilizzavano il telescopio spaziale Hubble della NASA in orbita attorno alla Terra o altri telescopi terrestri per studiare la Grande Macchia Rossa. Questi strumenti hanno contribuito a determinare con precisione la larghezza della tempesta, ma gli scienziati hanno potuto solo speculare sulla sua struttura generale. Alcuni ipotizzavano che era molto superficiale, non oltre qualche decina di chilometri, altri pensavano che poteva arrivare fino al nucleo di Giove.

Cosa sappiano ora della Grande Macchia Rossa

Nel 2011 la NASA ha lanciato la sua sonda Juno, una sonda progettata per avvicinarsi a Giove più di qualsiasi veicolo spaziale. Juno ha trascorso cinque anni viaggiando attraverso lo spazio profondo e nel 2016 il veicolo si è inserito in un’orbita molto ampia attorno a Giove, avvicinandosi al pianeta ogni 53 giorni. Durante questi passaggi ravvicinati Juno ha raccolto la maggior parte dei suoi dati su ciò che potrebbe persistere all’interno del gigante gassoso.

Forse la parte più eccitante della missione di Juno è che il veicolo spaziale è stato il primo a passare sopra i poli di Giove – aree del pianeta che non erano mai state viste prima dell’inizio della missione. Ma nel 2019, Juno ha fatto un piccolo re-indirizzamento. Gli scienziati hanno ri-orientato il veicolo spaziale per passare sopra la Grande Macchia Rossa due volte per ottenere una migliore comprensione di ciò che sta accadendo sotto la tempesta.

Nuove misurazioni

Durante questi passaggi, Juno ha misurato il campo gravitazionale della macchia nel tentativo di capire quanto in profondità va la tempesta. La Grande Macchia Rossa è così grande che la sonda Juno può effettivamente sentire le piccole perturbazioni gravitazionali prodotte dalla tempesta. Alla fine, il segnale di gravità ha rivelato che la tempesta non si estendeva oltre i 500 chilometri di profondità. Gli scienziati hanno poi combinato queste informazioni con le precedenti misurazioni a microonde effettuate da Juno nel 2017, che hanno scoperto che la tempesta si estende almeno fino a 300 chilometri di profondità. Queste misurazioni mettono un limite massimo e minimo abbastanza attendibile sulla profondità della tempesta.

Sono le migliori misurazioni che abbiamo di gran lunga della struttura della Grande Macchia Rossa. Ma aprono anche alcune domande. Per prima cosa, la tempesta è profonda, ma non così profonda come alcune delle correnti a getto circostanti, che si estendono fino a 3.000 km. Ciò significa che c’è ancora molto da imparare su come le cose si stanno agitando all’interno di Giove. Grazie a Juno, gli scienziati hanno un quadro molto più completo del pianeta e della sua tempesta più famosa.

Fonte The Verge

Capone

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