La parola bomba solitamente crea in ognuno di noi sensazioni di distruzione, sofferenza e dolore.
Ma se invece a questa parola potessimo collegare un’immagine del tutto nuova, di colore, allegria e rinascita?
Cenni storici
La bomba di fiori è una pratica già in uso nell’Antico Egitto. Infatti dopo le inondazioni primaverili del Nilo, gli antichi Egizi usavano queste bombe di semi quando il fiume si era ritirato, appunto per piantare quello che sarebbe stato il futuro raccolto.
Tecnica ripresa dopo la seconda guerra mondiale dal botanico e filosofo Giapponese Masanobu Fukuoka, pioniere dell’Agricoltura naturale o del non fare.
Negli anni 70′ è stata riconosciuta a livello mondiale nel campo della Permacoltura, oggi questa forma di semina è usata dai “GUERILLA GARDENER” movimento nato nel 2006 da un gruppo di ragazzi milanesi.
www.guerrillagardening.it
Mettete i semi nelle vostre bombe!
L’obbiettivo è di riequilibrare e abbellire aree urbane e extraurbane abbandonate. Ma insomma questa Flower Bomb cosa sarà mai? Adesso ve lo spiego: è una pallina di argilla, terriccio e semi selezionati.
Fin qui nulla di strano. L’elemento distintivo di questa pratica è che le bombe non si devono interrare ma basta lanciarle nell’area scelta perché il composto da cui sono costituite garantisce elementi nutritivi, protezione contro insetti e muffe. Inoltre assorbendo l’umidità, fornisce la riserva idrica utile ai semi per poter germogliare.
La filosofia che sta dietro alle Flower Bombs
Da un punto di vista filosofico, il metodo di Fukuoka si ispira al concetto del Mu, approssimativamente tradotto con “senza” o anche “nessuno”, il quale è il nucleo dell’insegnamento del Buddhismo Zen.
Fukuoka si riferiva, infatti, alle sue pratiche di coltivazione come “agricoltura del Mu”. Per lo Zen, l’Universo è in un costante flusso di cambiamento, in cui ogni cosa avviene spontaneamente. Per questo, si ritiene che il miglior modo di agire sia “senza” agire, lasciando libero il campo a quel “meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza”.
Come si può ben notare in particolare nell’agricoltura. La quale obbedisce a orologi interni ed esterni, ai fenonemi atmosferici, e quindi al suo vero motore: la Natura.