Legalizzazione Cannabis

Firma per la Legalizzazione della Cannabis con il tuo smartphone

Firma per la Legalizzazione della Cannabis con il tuo smartphone

Quali sono le ultime 10 attività che hai fatto con il tuo smartphone? Sicuramente qualche like su Instagram, un vocale su Whatsapp, lo scroll down ossessivo nel feed di TikTok, qualche selfie o qualche foto al piattone di sushi che ti hanno appena portato, una live su Twitch o hai prenotato un tavolo con TheFork.

Tranquilli, questo post non è per giudicarvi per come usate il vostro smartphone, ma per farvi scoprire che adesso lo potete usare anche per firmare la raccolta firme per proporre un referendum a favore della legalizzazione della cannabis. O meglio, saranno gli elettori poi a decidere, in base al risultato, se saranno favorevoli o contrari alla legalizzazione della cannabis in Italia.

Ok, ma come è possibile? Questo genere di cose non si facevano fisicamente? Cioè andando a firmare ad uno dei banchini e gazebo sparsi in tutte le città, con documento alla mano, alla presenza di un autenticatore?

Facciamo un passo indietro

In Italia finora abbiamo votato per 74 referendum. Dal primo (referendum istituzionale) del 1946 dove gli italiani dovevano scegliere tra Monarchia e Repubblica (sappiamo tutti come è andata) fino all’ultimo del 2020 (referendum costituzionale) dove si è votato per la riduzione dei parlamentari.

Abbiamo votato anche per 67 referendum abrogativi, dal primo sul divorzio del 1974, passando per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti fino al referendum contro il nucleare e a favore dell’acqua pubblica del 2011.

Il referendum abrogativo

Il referendum abrogativo, dato che ci concentreremo su quello, può essere chiesto con la seguente modalità. Può essere richiesto dal popolo grazie alla raccolta di almeno 500.000 firme oppure dai presidenti di almeno 5 regioni (come fu per il referendum contro le trivelle fino a 12 km dalla costa del 2016).

Superato questo primo obiettivo, la proposta viene esaminata dalla Corte di Cassazione. Se è conforme alla legge la palla passa alla Corte Costituzionale, che si esprime sull’ammissibilità.

Se supera questo ulteriore scoglio viene decisa la data per il giorno della consultazione popolare, cioè il giorno del voto del referendum.

Fatto questo c’è un altro scoglio da superare: il quorum. Il referendum propositivo per essere valido devono andare al voto il 50% degli aventi diritto più uno, cioè la maggioranza dei votanti.

Solo allora il referendum passa e la legge viene abrogata.

Votare con lo smartphone

Torniamo ad oggi. Un emendamento di Riccardo Magi al decreto 77/2021, cosiddetto Decreto Semplificazioni, viene votato a favore dalle Commissioni Affari Costituzionali e Ambiente la notte del 20 luglio 2021. L’emendamento permette, finalmente [n.d.r.], l’introduzione della firma digitale per i referendum grazie all’uso dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e della carta di identità elettronica (Cie).

Considerando che, nel momento in cui scriviamo, ben 24.387.240 italiani hanno attivato lo Spid, può essere sicuramente uno strumento molto potente. Basti pensare che per avere accesso ai vari bonus (bonus vacanze, monopattino, cashback, ecc.) negli ultimi due anni è stato richiesto da circa 17 milioni di cittadini italiani.

Per partecipare alla raccolta firme comodamente dal tuo divano di casa basta collegarsi a questo indirizzo e procedere con l’autenticazione tramite Spid o Cie.

Ma attenzione! Un referendum è uno strumento costituzionale molto importante e molto serio. Prima di fare questa scelta assicurati di avere compreso attentamente cosa stai per firmare elettronicamente e quale effetto avrà sulle leggi in vigore. Non fidarti di uno slogan, fidati del tuo grado di giudizio.

La crew di StrangerZine.it è a favore di questo referendum. Nonostante questo, per noi è essenziale che chi appoggi questa proposta lo faccia avendo tutte le informazioni necessarie per valutare se essere favorevoli o contrari.

I pro e i contro della firma digitale

Come tutte le cose, non ci possono essere solo aspetti positivi.

Da un lato firmare digitalmente darà una spinta enorme, taglierà tempi e costi per la raccolta e validazione delle firme. Dall’altro renderà fin troppo semplice arrivare al quorum delle 500.000 firme per indire un referendum.

Ricordiamo che un referendum ha comunque un costo per lo Stato e quindi per noi contribuenti. Ogni referendum, infatti, viene a costare circa 300 milioni di euro. A volte vengono associati alle elezioni amministrative, in modo da non recare troppo disagio agli studenti delle scuole che devono chiudere per i giorni del voto, ma non sempre accade.

Questo, inoltre, permette a schiere di influencers con milioni di followers di avviare campagne referendarie fin troppo facilmente. Ricordiamo che sempre più spesso gli influencers si occupano anche di tempi che hanno a che fare con le scelte politiche del proprio Paese. E ricordiamo anche che spesso, parte di loro, viene mossa da mera convenienza in base ad una partnership con un brand molto famoso a livello mondiale.

Non resta che aumentare il quorum delle 500.000 firme necessarie, dato che quando questa legge entrò in vigore l’Italia non aveva 60 milioni di abitanti.

Voi, intanto, se siete d’accordo con la proposta del referendum per la legalizzazione della cannabis, FIRMATE!

kito

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