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Fedez prossimo Presidente del Consiglio?

Fedez prossimo Presidente del Consiglio?

No tranquilli, non è un gossip, non è un’anticipazione di nulla, non è un auspicio. E’ semplicemente una provocazione. “Perché?” direte voi.

Dopo lo strano tweet di Kanye West sull’annuncio della sua candidatura a presidente degli USA, il mio neurone Esaurizio ha iniziato a fare strane associazioni.

Se negli USA ci troviamo un rapper famoso, sposato con una delle più seguite influencer, Kim Kardashian, che appoggia l’attuale presidentissimo Trump, in Italia l’analogo perfetto è proprio Fedez: cantante famoso, sposato con una delle più seguite influencer, Chiara Ferragni, e che appoggia l’attuale presidente Conte (ricorderete l’appoggio ai 5s che ha sempre dato, almeno in passato, il nostro eroe contemporaneo).

Ora fortunatamente per gli americani, sembra che Kanye non faccia in tempo a presentare la propria candidatura a presidente. Gli unici spazi disponibili potrebbero essere quelli in qualche lista indipendente ma solo in alcuni Stati (dovrei spiegarvi il funzionamento della macchina americana ma sono estremamente sicuro che né io, né voi, abbiamo voglia di farlo). Lasciando stare il fatto che è solito a queste improvvisate che si concludono nel nulla.

Immaginiamo che…

Analogamente anche in Italia non sarebbe così facile svegliarsi una mattina e dire “Ho milioni di fan e di follower, se diventassero anche miei elettori il gioco è fatto!”. Non me ne voglia il buon Federico Leonardo Lucia, il suo era un esempio iniziale che calzava a pennello ma da qui in avanti vado per esempi che nulla hanno a che fare con lui.

Riprendiamo il discorso: domattina un influencer o un personaggio famoso molto seguito sui social, spinto dal proprio ego o dall’irrefrenabile necessità di protagonismo e visibilità o addirittura perché preso da un patriottico desiderio di “mandarli tutti a casa perché ora ci penso io”, decide di voler diventare il nuovo Presidente del Consiglio. Quello del presidente, come immaginerete anche voi, non è affatto un ruolo semplice. Ci sono molte responsabilità, ci sono determinate competenze che il ruolo richiede. Se ce l’hanno fatta Berlusconi e Renzi, direte voi, posso farcela anch’io. Come darvi torto! Ma dipende da quanto siamo disposti a sfidare nuovamente la sorte con un personaggio incompetente ed impreparato, con poco rispetto per le istituzioni, che farebbe “affossare” il nostro Paese ancora più nell’oblio (non starete mica pensando a Salvini, vero?).

Per fortuna ci sono delle regole, vedi quella cosa chiamata Costituzione Italiana, che limitano la possibilità che un tizio dall’oggi al domani possa improvvisarsi statista. La democrazie è fatta dai numeri e i numeri ci suggeriscono che prima di tutto bisogna formare un partito, ottenere un certo numero di voti (considerando che l’età media dei follower di un qualsiasi influencer è sotto i 18 anni ci salviamo) ed entrare in Parlamento. Esatto, non nel Governo, ma nel Parlamento. Mettetevelo bene in testa, perché con questa storia del Presidente non eletto da nessuno avete rotto i cog… Studiate capre! (giusto per citare Vittorio Sgarbi).

Ripassiamo le basi

Il popolo elegge i rappresentanti del Parlamento alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, che a loro volta ogni 7 anni eleggono a maggioranza assoluta (cioè per i 2/3) il Presidente della Repubblica, il quale inizia a fare i colloqui per valutare eventuali convergenze dei partiti su un nome o una possibile maggioranza; se questa convergenza c’è, su suggerimento dei partiti che andrebbero a formare la maggioranza, propone un Presidente del Consiglio che deve essere confermato a maggioranza con il voto dei due rami del Parlamento (Camera e Senato). Quando il Presidente viene eletto [dal Parlamento], questo nomina la squadra che farà parte del Consiglio dei Ministri. Semplice, no? Per questo l’Italia è una Repubblica parlamentare e non una Repubblica presidenziale.

Morale della favola

Quindi facciamo che ognuno resti nel proprio ruolo, che di improvvisati della politica ne ho visti tanti! Io per primo nel lontano 2013, solo che c’è chi si messo testa bassa a studiare per dare un senso alla propria presenza nelle istituzioni e c’è chi, dopo tanti anni, ancora non ha capito bene dove si trova e forse dovrebbe stare un po’ meno sui social e un po’ più sui decreti, che di decreti fatti bene, ormai, ne sentiamo la mancanza da tanto tempo!

kito

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