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Capitani | Anche i lussemburghesi indagano

Capitani | Anche i lussemburghesi indagano

Se il mondo televisivo è diventato così ampio una gran parte di merito ce l’ha sicuramente Netflix. Prima della rivoluzione dei servizi di streaming nei canali tradizionali si potevano vedere le fiction nostrane, le mega-produzioni americane, qualche miniserie britannica, due o tre robacce tedesche da pomeriggio di rai due o rete quattro e le telenovelas sudamericane. Oggi, invece, ci basta un clic per scoprire distopie brasiliane, gialli israeliani, horror francesi, stranezze orientali, action turchi e via dicendo. Io per esempio ho appena terminato di guardare una serie tv lussemburghese. Sì, proprio del Lussemburgo, quel paese stretto tra Germania, Francia e Belgio che pensavate fosse abitato solo da banchieri. Si chiama Capitani, e per qualche giorno è stata addirittura nella top ten di Netflix, complice probabilmente la penuria di uscite più famose.

A cosa possiamo paragonare quindi la tv lussemburghese, a giudicare da questo unico esempio? Immaginatevi un giallo Rai abbastanza recente, ma senza Filippo Timi, lo Zingaretti che non si è dimesso, Nino Frassica o Angela Finocchiaro. So che è difficile ma ce la potete fare. Ora togliete qualsiasi parvenza di credibilità delle indagini, roba che a confronto Don Matteo è scritto da Agatha Christie. Ci siete? Perfetto.

Chi è Capitani?

Capitani è il cognome del protagonista, ispettore di polizia forse di origini italiane catapultato nella minuscola cittadina di Manscheid per indagare sulla morte di una quindicenne il cui corpo è stato ritrovato nel bosco, e sulla scomparsa della sorella gemella. Arrivato sulla scena del crimine Capitani dichiara senza la minima base che si tratterà di un caso facile, quasi sicuramente un suicidio, e rifiuta l’aiuto di qualsiasi supporto dalla capitale: gli basterà l’aiuto dei giovani agenti locali Joe Mores e Elsa Ley. Da quel momento comincerà a fare indagini a casaccio, facendo incazzare metà del paese, ignorando indizi evidenti in bella mostra e seguendo piste astruse che gli faranno scoprire una marea di segreti nascosti.

Il primo difetto della serie è che il protagonista è la persona più antipatica del mondo. Empatizzare con un tale burbero sarebbe impossibile per chiunque, poi quando comincia a trattare male gente che ha la sola colpa dell’inesperienza e a prendere decisioni irrazionali basati sul fatto che “se provochiamo la gente questa dirà la verità” (SPOILER: non succederà) le cose vanno ancora peggio. Infine come se non bastasse dopo l’arrivo improvviso di una agente degli affari interni scopriamo che ha anche un passato oscuro del quale forse è pentito, forse no.

Non va meglio con i colleghi: Joe Mores è l’uomo più tonto dell’universo, ed estorcergli informazioni sul caso è facile come rubare le caramelle a un bambino addormentato. Elsa è un minimo più sveglia, ma anche lei (è evidente) nasconde qualcosa, e a volte si dimentica di pensare e comincia a fare cose a caso senza il minimo senso.

La polizia lussemburghese non è CSI Miami

Dalla serie Capitani scopriamo un sacco di cose che non ci offrono un quadro lusinghiero sulla polizia lussemburghese:

1- le autopsie durano almeno cinque giorni, e i risultati prima arrivano in forma incompleta, poi solo successivamente danno qualche indizio in più;
2- gli interrogatori si tengono in stanze dove può entrare chiunque, e dove sono appesi tutti gli indizi in possesso della polizia così che anche l’ultimo degli scemi possa leggerli;
3- le prove sono custodite in cassetti aperti e alla portata di tutti;
4- i sospettati sono liberi di andare dove vogliono senza un minimo di sorveglianza, vengono interrogati quando la polizia se ne ricorda e comunque non vengono fatte loro domande troppo complicate. Se si rifiutano di rispondere o mentono spudoratamente (tanto che se ne accorge persino Capitani!) non importa, non è necessario insistere troppo.
5- nessuno controlla i cellulari di nessuno. Al massimo la polizia guarda il nome con cui è registrato un numero in rubrica, ma non prova neppure a chiamarlo per sapere a chi appartiene.

…ce ne sarebbero molte altre, ma non facciamo troppi spoiler. Avviamoci alla conclusione perché abbiamo sprecato fin troppe parole su questa stronz… questa produzione lussemburghese.

Perché diavolo ho sprecato una settimana della mia vita a guardare Capitani?

Prima di tutto perché è un giallo, e sebbene avessi capito al terzo episodio come si erano svolti i fatti (non sono io ad essere particolarmente sveglio: era ovvio…) volevo comunque vedere se avevo ragione o se gli sceneggiatori sarebbero stati in grado di sorprendermi (ahahah).
Poi perché tutto sommato l’ambientazione è intrigante: chi l’aveva mai visto un villaggio lussemburghese? Chi si immaginava che fosse abitato da quella gente così strampalata e piena di segreti? Insomma non siamo solo noi italiani a essere strani…
Infine perché Capitani è veramente troppo scemo, e la sua idiozia in qualche modo era coinvolgente. Quanto si può scendere in basso? Fino a che punto si può umiliare il concetto di indagini? Dove non riescono ad arrivare una buona regia, una trama intelligente, delle ottime prove d’attore e altra minuzie del genere, ecco che arriva in soccorso la stupidità.

Ora però basta Lussemburgo, fatemi guardare qualcosa di sensato.

Michele Borgogni

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