Senza voler politicizzare questo spazio, da semplice aretino che qui ci vive voglio parlare di cose buone e meno buone fatte dalla nostra amministrazione durante il lockdown e in questa fare di ripartenza.
Le note buone.
Va dato atto all’amministrazione di non aver preso sotto gamba l’emergenza sanitaria. Fin da subito hanno richiamato all’attenzione i cittadini invitandoli a rispettare le norme di distanziamento e nella fase più dura dei contagi far rispettare il confinamento.
Adesso nella fase di ripartenza sicuramente apprezzabili sono le mosse di allargare le ZTL pedonali, nel fine settimana, per permettere ai locali in centro storico di sfruttare gli spazi recuperati grazie alla chiusura al traffico per posizionare i tavolini per i clienti.
Certo si è resa necessaria una crisi economica per far fare una scelta di questo tipo da parte dell’amministrazione. Nel senso, si poteva fare anche prima.
Altra cosa buona è stata rendere i parcheggi a pagamento in centro gratuiti. Soprattutto per chi li usa per parcheggiare l’auto per lavoro sono di sicuro un ottimo aiuto, visto che il costo di un abbonamento mensile non è così irrilevante.
Le note meno buone.
Adesso veniamo alle note negative. Devo dire che oltre a fare ogni sera la diretta sui social e tv locali dove il nostro sindaco si vantava di quanto era bravo e bello, non è che si sia speso molto.
Da prima ha puntato il dito contro chi durante il lockdown andava “a fare le frasche agli ulivi” poi “ai ragazzini che giocano al pallone nei parchi pubblici” per poi in fase di ripartenza prendersela con la “movida aretina”.
A parte che la parola movida è stata abusata [qui trovate la definizione esatta], uscire per fare l’aperitivo, cena o dopo cena con gli amici dovrebbe essere considerata la normale vita sociale di una città. Non qualcosa da etichettare come fuori dal normale.
Poi la questione mascherine: ad Arezzo le prime mascherine distribuite gratuitamente le ha mandate la regione, l’amministrazione si è limitata alla distribuzione. Vorrei sottolineare come in prima battuta l’idea geniale era quella di distribuirle presso i seggi elettorali. Con tanto di video in cui si elogiava l’iniziativa da parte del sindaco. Fortunatamente poi ha fatto marcia indietro accorgendosi della baggianata.
Il sindaco poi negli ultimi giorni ha confermato il suo rapporto difficile con le mascherine. Sponsorizzando quelle prodotte da un noto negozio di Arezzo, il quale poi donerebbe in parte il ricavato in beneficenza. La voglio fare breve: la beneficenza si fa ma non si dice, altrimenti è marketing di basso livello e dubbio gusto a mio avviso.