La straordinaria avventura di Perseverance raccontata punto per punto
La straordinaria avventura di Perseverance raccontata punto per punto
Ed ecco finalmente il video della discesa, distacco e ammartaggio di Perseverance sulla superficie di Marte. Questa è la straordinaria avventura di Persy raccontata punto per punto.
Vi invitiamo a guardare i due video in basso, partendo prima dall’animazione su come sarebbe dovuta andare la fase di landing e poi quello su come è andata realmente. Resterete esterrefatti perché in alcune scene non si nota la differenza, a prova del fatto che l’ammartaggio è andato benissimo.
La descrizione delle tre fasi
Il video, quello reale, inizia con l’apertura del paracadute. La ripresa è stata fatta a 75 fotogrammi al secondo perché era la prima volta che abbiamo avuto l’opportunità di filmare l’apertura di un paracadute su un altro pianeta. In questo modo abbiamo potuto studiarne il funzionamento per le prossime missioni e per il futuro arrivo degli umani.
Poi l’inquadratura passa alla camera posta sotto la pancia del rover che riprende lo scudo termico che si stacca e precipita verso superficie. Nella parte interna dello scudo, quella che si vede nella foto, ci sono ancora una serie di sensori, circuiti e cavi che non servono più e che, perciò, vengono abbandonati al loro destino.
A questo punto le camere e il computer di bordo del rover, basato su Linux, iniziano a mappare la superficie di Marte. Precedente erano state caricate dalla NASA delle mappe grazie alle acquisizioni e alle foto delle sonde in orbita intorno al pianeta. Il computer di Perseverance mentre scendeva rimappava tutta la zona del cratere Jezero per confrontarle e verificare eventuali cambi sulla superficie rocciosa o spostamenti di dune sabbiose, in modo da decidere in totale autonomia quale fosse il migliore punto per ammartare.
Ricordiamo che tutta l’operazione di discesa è avvenuta grazie al solo utilizzo dell’intelligenza artificiale, in quanto i dati per viaggiare da Marte alla Terra ci mettevano 11 minuti. Infatti, mentre a noi arrivavano i primi dati sull’ingresso della navicella nell’atmosfera di Marte (7 minuti prima di toccare la superficie) in realtà il rover era già a terra (o forse no, perché ancora non potevamo saperlo).
Quello che sicuramente non saprete è che il rover doveva ammartare in una zona leggermente più a sinistra, ma il vento, quando ha aperto il paracadute, lo ha trascinato più a destra e l’intelligenza artificiale di Persy ha optato per concludere il landing in un’altra zona.
La fase più delicata
Ci avviciniamo alla fine e qui avviene la parte più delicata di tutta la discesa: il distacco dalla navicella attaccata al paracadute e la caduta libera, seppur brevissima, del modulo di discesa (quello con i razzi, chiamato skycrane) al quale è ancorato il rover. In poche parole il modulo di discesa si stacca dal paracadute e inizia a precipitare. Dopo mezzo secondo si accendono i razzi che lo fanno volare, in modo da dirigersi verso il luogo designato per l’ammartaggio dal computer di bordo. La grande incognita era: si accenderanno i razzi dopo un viaggio di sette mesi a temperature bassissime di molto sotto lo zero dalla Terra a Marte? Tutto dipendeva da quel momento!
Ora sappiamo che è stato un successo!
Dall’immagine però sembra che i razzi siano spenti, quindi come ha fatto a volare? In realtà i razzi sono accesi, tutti e otto, e funzionano correttamente. Non vediamo le classiche fiamme gialle di spinta per due motivi: il primo è che il carburante usato è l’idrazina, composto da idrogeno e azoto, entrambi gas incolori; il secondo è che la pressione dell’atmosfera marziana è pari a 1/100 di quella della Terra quindi i gas di scarico non si convogliano verso il centro, nella tipica forma che vediamo quando lanciamo un razzo dalla Terra, ma si disperdono maggiormente verso l’esterno. Va anche considerato che nell’atmosfera marziana l’ossigeno è presente in bassissima percentuale, essendo composta a maggioranza da CO2, quindi non avviene nessuna produzione di fiamma.
Siamo quasi giunti alla fine
Nell’ultima fase non resta che toccare il suolo, sperando che il rover non abbia subito nessun tipo di danno. Infatti le variabili che avrebbero potuto provocare un danno a Persy erano tantissime, fin dalla fase di lancio del razzo dalla Terra quando subiva fortissime sollecitazioni per uscire dall’atmosfera terrestre a migliaia di km orari lottando anche contro la forza di gravità.
A questo punto il computer ha già scelto l’area dove ammartare. Quando mancano poche decine di metri lo skycrane cala con delle funi di nylon il rover che pian piano tocca terra. Appena ricevuto l’ok dai sensori di bordo che è andato tutto bene, i cavi si staccano e lo skycrane vola via il più lontano possibile in modo da non essere di intralcio alla missione.
Missione compiuta!
Adesso Persy sta eseguendo la diagnostica e scatterà le prime foto con le fotocamere frontali e posteriori per la navigazione, dotate di fisheye. Vengono mandate sulla Terra e da quel punto in poi inizia la storia del rover Perseverance su Marte.
Un paio di curiosità
Sul rover sono presenti anche dei microfoni. Dovevano catturare il suono durante tutta la fase di discesa ma ci sono stati dei problemi e hanno registrato solo alcuni secondi, dove si sente una folata di vento marziano. I microfoni, installati per registrare per la prima volta tutti i suoni del pianeta, come ad esempio vento, terremoti, impatti di asteroidi e future missioni, saranno molto utili anche per sentire eventuali cigolii e guasti del rover stesso, in modo da prevenire problemi meccanici, dove possibile.
Perseverance non ha pannelli solari perché è alimentato da una batteria nucleare al plutonio. La potete vedere nella parte posteriore: è quel grosso cilindro bianco con delle grandi alette.
Vi starete chiedendo che fine ha fatto Ingenuity, il piccolo elicottero. Lui verrà fatto staccare dal rover non appena avremo trovato il luogo adatto, privo di asperità. Inizialmente, grazie ai piccoli pannelli solari, verranno ricaricate le batterie al 30% per scaldare i circuiti durante la freddissima notte marziana, poi al 35% e così via, fino al momento in cui avrà l’ok dalla NASA per effettuare il primo test di volo.
Ma questa è un’altra storia…